Proviamo a fare il punto.
AB è una ditta insalubre di prima classe che dovrebbe stare fuori da ogni abitato.
I sindaci di Concorezzo non hanno MAI chiesto l'intervento della Procura come invece ha fatto Agrate in tempi non sospetti e Monza all'ultimo.
Dal 2014 il Comune di Concorezzo riceve costantemente segnalazioni e solo a fine 2017 avvia il famoso "tavolo" che per ammissione stessa del Vicesindaco di Monza non produce alcunché fino all'estate del 2019. Alle riunioni del tavolo AB è sempre inadempiente ma ripetutamente i verbali ne elogiano la disponibilità così come l'impegno di "tecnici" e "ambientalisti" che hanno proposto, non si capisce a quale titolo, delle modifiche impiantistiche.
Arpa non è MAI uscita a fare controlli a bruciatore acceso. Ha segnalato esplicitamente il rischio sanitario di cui dovrebbe occuparsi ATS ma aspetta di essere coinvolta dal sindaco tramite procedure ufficiali.
Ats dopo il primo tavolo nel 2017 non ha avuto più alcun ruolo significativo a tavoli ed ispezioni.
Arpa non è MAI uscita a fare controlli a bruciatore acceso. Ha segnalato esplicitamente il rischio sanitario di cui dovrebbe occuparsi ATS ma aspetta di essere coinvolta dal sindaco tramite procedure ufficiali.
Ats dopo il primo tavolo nel 2017 non ha avuto più alcun ruolo significativo a tavoli ed ispezioni.
Il passaggio dell'AUA (2016) dalla precedente azienda Ferrario ad AB avviene sostanzialmente per autocertificazioni. La nuova AUA (autorizzazione unica ambientale) non reca neppure menzione della potenza del bruciatore, come rilevato da ARPA nel suo sopralluogo del 2017. Assurdo!
COSA VA FATTO
La relazione di Osmotech pagata da AB è costretta a riconoscere l'emissione di sostanze cancerogene anche se la nocività si limita "ragionevolmente" (si dice) ad un perimetro di 500 metri, dove peraltro insistono abitazioni ed attività commerciali varie, senza parlare dei poveri lavoratori di AB.
L'analisi promossa da "Le Iene" conferma le emissioni cancerogene ma ne rileva un livello assai più elevato.
A fronte di tali emissioni (cancerogene di prima fascia) l'AUA autorizza ad utilizzare un filtro a manica che è sufficiente solo a intercettare materiale grossolano, non le emissioni gassose. Per intercettare i gas occorrono filtri ai carboni attivi che costano una cifra, vanno cambiati frequentemente e sopratutto hanno il torto di recare traccia di tutto ciò che viene "bruciato".
Il 4/7/2019 l'ennesimo tavolo dice che ad agosto la ditta si fermerà per completare i lavori (bruciatore nuovo, cappa, filtri con sistema di alert e monitoraggi da remoto) e i disagi saranno finiti. La Provincia risponde alla richiesta di "modifiche impiantistiche non sostanziali" fatta da AUA (il cambio del bruciatore può definirsi tale?) riservandosi di valutare l'intervento. Il giorno successivo, ci pare (13/8/2019) il sindaco Capitanio emette una ordinanza che "impone" subito il cambio del bruciatore, senza menzione per altre misure di tutela della salute dei cittadini. A luglio e agosto le emissioni esplodono per area, durata, intensità e qualità terrificante. Molti lamentano malori. Il Comitato raccoglie circa 900 segnalazioni dettagliate.
Intanto la Procura sta indagando su AB e promuove un sopralluogo che trova un sacco di irregolarità gestionali ed amministrative. Mette i sigilli ed intima di ristabilire la situazione come da AUA (autorizzazione unica ambientale). Dopo circa 20 gg. purtroppo l'azienda torna ad emettere gas con il bruciatore nuovo (che ha allargato vistosamente l'area delle segnalazioni), lo stesso filtro inadeguato e con la presunta "mitigazione" data dagli "additivi" (nuove sostanze chimiche, profumi coprenti, possibilità di aumentare a dismisura il vecchio fresato nel composto).
Intanto l'unico lavoro fatto pare sia il bruciatore. Nessuno parla più di filtri, alert e monitoraggio da remoto ma AB gioca la carta di "coperture mobili" che ovviamente non servirebbero a fermare le emissioni dal camino. Tutti interventi peraltro che andavano conclusi ad agosto pena sanzioni (ma quali?).
In questi giorni ATO manda diffida all'azienda x non aver mai gestito le acque meteoriche e gli scarichi in fognatura come previsto da AUA del 2016.
Intanto i numerosi appelli di Comitato e Consulta ai nostri amministratori di Monza restano senza risposta. La promessa di centraline fatta nella assemblea pubblica del 2/9/2019, così come la promessa di chiusura al traffico pesante da Malcantone a Via Offelera restano inevase.
Intanto i numerosi appelli di Comitato e Consulta ai nostri amministratori di Monza restano senza risposta. La promessa di centraline fatta nella assemblea pubblica del 2/9/2019, così come la promessa di chiusura al traffico pesante da Malcantone a Via Offelera restano inevase.
Oramai confidiamo nel Prefetto. Noi e la gente, come le cento persone che ieri sera in due ore sono venute a firmare l'esposto per il Prefetto preparato in fretta e furia nella speranza che nella riunione di mercoledì possa mettere fine a quello che qualcuno ha icasticamente definito "il circo dello scaricabarile".
COSA VA FATTO
Siamo stanchi di ripetere a tutti che per valutare le sostanze cancerogene occorrono:
1) controllori seri e competenti (NOE dei carabinieri a supporto di ARPA e ATS?)
1) sospensione attività di AB
2) controllo emissioni al camino con impianto a massimo regime
3) carotaggi lungo la linea del vento almeno a partire dagli orti comunitari del Comune di Monza (Via Sardegna) ogni 50/70 metri fino ad AB.
4) sondaggi nel perimetro dell'azienda (per verifica suolo, sottosuolo e soprattutto falda)
5) centraline in tutta la vasta area delle emissioni; posizionate con criterio (ad evitare attribuzioni dubbie a smog automobilistico ecc.)
Così come siamo stanchi di ripetere che i filtri a manica (tuttora usati da AB) sono di tessuto e trattengono solo materiale e polveri grossolane. Le sostanze gassose (quindi le emissioni cancerogene) sono abbattibili solo mediante filtri ai carboni attivi che però per le aziende hanno diversi difetti: costano molto, richiedono manutenzioni accurate e regolari e soprattutto consentono di IDENTIFICARE COSA HAI MESSO NEL BRUCIATORE!
Anche ammesso che i costi dei monitoraggi sopra descritti siano elevati potranno essere suddivisi fra i 4 comuni e la Provincia!
Dato che per legge "chi inquina paga", se il Comune di Concorezzo vuole evitare di trovarsi i colossali costi di bonifica dopo eventuale (qualcuno prevede assai probabile e prossimo) fallimento dell'azienda converrebbe a tutti muoversi tempestivamente! Taluni prospettano anche uno scenario peggiore: che nell'impossibilità di bonificare lo stabilimento (costato nel 2013 un milione e settecentomila euro) esso finisca all'asta e qualcuno si ricompri il tutto (con bruciatore nuovo) per quattro soldi e con licenza di inquinare per altri decenni..
1) controllori seri e competenti (NOE dei carabinieri a supporto di ARPA e ATS?)
1) sospensione attività di AB
2) controllo emissioni al camino con impianto a massimo regime
3) carotaggi lungo la linea del vento almeno a partire dagli orti comunitari del Comune di Monza (Via Sardegna) ogni 50/70 metri fino ad AB.
4) sondaggi nel perimetro dell'azienda (per verifica suolo, sottosuolo e soprattutto falda)
5) centraline in tutta la vasta area delle emissioni; posizionate con criterio (ad evitare attribuzioni dubbie a smog automobilistico ecc.)
Così come siamo stanchi di ripetere che i filtri a manica (tuttora usati da AB) sono di tessuto e trattengono solo materiale e polveri grossolane. Le sostanze gassose (quindi le emissioni cancerogene) sono abbattibili solo mediante filtri ai carboni attivi che però per le aziende hanno diversi difetti: costano molto, richiedono manutenzioni accurate e regolari e soprattutto consentono di IDENTIFICARE COSA HAI MESSO NEL BRUCIATORE!
Anche ammesso che i costi dei monitoraggi sopra descritti siano elevati potranno essere suddivisi fra i 4 comuni e la Provincia!
Dato che per legge "chi inquina paga", se il Comune di Concorezzo vuole evitare di trovarsi i colossali costi di bonifica dopo eventuale (qualcuno prevede assai probabile e prossimo) fallimento dell'azienda converrebbe a tutti muoversi tempestivamente! Taluni prospettano anche uno scenario peggiore: che nell'impossibilità di bonificare lo stabilimento (costato nel 2013 un milione e settecentomila euro) esso finisca all'asta e qualcuno si ricompri il tutto (con bruciatore nuovo) per quattro soldi e con licenza di inquinare per altri decenni..
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