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mercoledì 11 febbraio 2015

NAGA: "Su quelle barche ci siamo Noi!"

Su quelle barche ci siamo Noi!
Il commento del Naga alle morti in mare.
Milano 11/02/2015 Sono oltre duecento i migranti dispersi nel canale di Sicilia per il naufragio di due barche avvenuto ieri, dispersi che si sommano ai 29 migranti morti per ipotermia.

“Apprendiamo con dolore dei morti e dei dispersi nel canale del Sicilia. Il freddo e la bufera sono gli eventi atmosferici che hanno causato le morti e il naufragio. Sono però le scelte politiche dei Paesi europei le cause profonde che li hanno determinati.” afferma Luca Cusani presidente del Naga.
“Sicuramente la nuova missione militare Triton ha dimostrato immediatamente di non essere adeguata al salvataggio dei migranti che cercano di arrivare in Europa e sebbene Mare Nostrum abbia avuto il merito di salvare molte vite umane e una sua riattivazione sia auspicale, crediamo che le morti in mare possano essere evitate solo attraverso un ripensamento generale delle politiche migratorie europee.” prosegue il presidente del Naga.
“Crediamo sia necessario scardinare l'intero discorso sull'immigrazione: parlare di persone da accogliere e non di frontiere da controllare; pensare alla sicurezza di chi migra e non solo a quella dei Paesi di approdo; cercare soluzioni strutturali e non di emergenza; pensare alle migrazioni come un prezioso fenomeno del presente e non come ad un fenomeno da reprimere inutilmente. Pensare che su quelle barche non ci sono Loro, ma ci siamo Noi. Tutti.” conclude Luca Cusani.
Come Naga continueremo a fornire assistenza sanitaria, sociale e legale e continueremo a difendere diritti tutte le volte che cercheremo di soddisfare dei "bisogni".

Info: 349 160 33 05 - naga@naga.it
Il comunicato anche sulla pagina Facebook e sul sito


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COMUNICATO STAMPA         
CS015-2015
CENTINAIA DI MIGRANTI MORTI IN MARE. AMNESTY INTERNATIONAL ACCUSA L’UNIONE EUROPEA DI “NASCONDERE LA TESTA SOTTO LA SABBIA”. MISSIONE DI RICERCA IN PARTENZA PER LAMPEDUSA
A seguito della notizia della morte di almeno 300 morti al largo dell’isola di Lampedusa, Amnesty International ha dichiarato che l’Unione europea e i suoi stati membri devono abbassare la testa per la vergogna.
“Con questa nuova tragedia si sono avverati i nostri peggiori timori sulla fine dell’operazione di ricerca e soccorso Mare nostrum. Stanno emergendo le prevedibili conseguenze dell’assenza  una sostituzione adeguata di quell’operazione da parte dell’Unione europea” – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
“La crisi umanitaria che aveva reso necessaria l’operazione Mare nostrum non è finita. Mentre le persone continuano a fuggire dalla guerra e dalla persecuzione e centinaia di esse a morire in mare, gli stati membri dell’Unione europea devono smetterla di nascondere la testa sotto la sabbia” – ha proseguito Dalhuisen.
Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, il numero dei migranti irregolari giunti via mare nel gennaio 2015 è aumentato del 60 per cento rispetto a un anno prima, quando Mare nostrum era in funzione. Questo rende priva di senso la tesi che l’operazione di ricerca e soccorso in mare di cui tanto è stata celebrata la fine avesse incoraggiato i migranti a intraprendere viaggi pericolosi nel Mediterraneo.
L’operazione dell’Unione europea denominata Triton, definita come avvicendamento di Mare nostrum, non è finalizzata alla ricerca e al soccorso in mare, non opera di norma in acque internazionali e risulta significativamente ridotta come margine d’ampiezza.
“Basta fare una semplice equazione: se le persone che intraprendono viaggi pericolosi aumentano e le risorse destinate alla ricerca e al soccorso diminuiscono, vi sarà un numero maggiore di morti” -  ha osservato Dalhuisen.
Il 9 febbraio, 29 migranti sono morti - per lo più per ipotermia -  dopo che la Guardia costiera italiana aveva soccorso un gommone con 106 persone a bordo, bambini compresi. La Guardia costiera ha dichiarato che le operazioni di soccorso sono state rese particolarmente difficili dalle cattive condizioni metereologiche, con onde alte fino a otto metri e la temperatura prossima allo zero.
Secondo quanto riportato dalla stampa italiana, nove sopravvissuti che erano su altre due imbarcazioni hanno dichiarato alla Guardia costiera che a bordo di esse si trovavano altri 200 migranti mentre una terza imbarcazione – secondo notizie ancora da confermare – sarebbe scomparsa con 100 persone a bordo, nessuna delle quali sopravvissuta. Secondo la Guardia costiera, le persone morte sarebbero giovani dai 18 ai 25 anni provenienti dall’Africa subsahariana.
“La Guardia costiera ha fatto tutto il possibile con le risorse che aveva. Chiaramente, non è bastato. Se gli stati membri dell’Unione europea non s’impegneranno ad aumentare significativamente le attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, tragedie come queste non potranno che moltiplicarsi” – ha concluso Dalhuisen.
FINE DEL COMUNICATO                                                                            
Roma, 11 febbraio 2015
 

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