09/10/25

TREGUA A GAZA - IL PARERE DI ALFREDO SOMOZA

 Alfredo Luis Somoza

10 h 

Fermare le bocce non vuol dire che sia scoppiata la pace, vuol dire che si ferma il massacro, e non è poco. Per l’accordo finale che possa da un lato impedire nuovi massacri e dall’altro “aggiustare” una crepa storica iniziata nel 1948, ci vuole tempo. Il cessate il fuoco aprirà dinamiche politiche in Israele tenute sotto traccia perché il paese era in guerra. E’ chiaro che le componenti oltranziste, e razziste, del governo Netanyahu non accetteranno di accantonare il loro progetto della Grande Israele a discapito di chiunque lo ostacoli. D’altra parte, la frattura tra ANP e Hamas, cioè tra le parti più laiche e disposte alla convivenza con Israele e il movimento ispirato ai Fratelli musulmani che non riconosce l’esistenza di Israele andrebbe superata costruendo nuove leadership con uno sguardo rivolto al futuro. Dopo il bagno di sangue di Gaza, se mai si dovesse votare, difficilmente Hamas sarebbe tanto popolare come nel 2006. La leadership palestinese futura resta per ora un punto interrogativo.
La Cisgiordania è invece fuori da questi accordi, ma è qui che si gioca veramente il destino di un ipotetico stato palestinese. Se mai dovesse diventare parte centrale di un nuovo Stato, i coloni israeliani presenti illegalmente su questo territorio, non accetterebbero mai di vivere in uno stato palestinese. D’altra parte, se Israele finisse per incorporare Gaza e Cisgiordania al suo territorio, 6 milioni di persone dovrebbero per forza diventare cittadini senza diritto di voto e meno diritti in generale, cioè qualcosa di simile all’apartheid introdotto in Sud Africa nel 1948.
Sono tanti i punti da risolvere per una convivenza tra due popoli e due stati e giungere finalmente alla pace in Medio Oriente, ma quello che è sicuro, come dimostrano le immagini che arrivano da Gaza e da Israele, è che oggi, a bocce ferme, c’è da festeggiare.

ALTRA BOCCIATURA PER PIANTEDOSI E MELONI

 


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